Tra i numerosi punti oggetto della riforma costituzionale che sarà votata il 4 dicembre prossimo dai cittadini italiani vi è la proposta di abolizione del CNEL, di cui forse non si è molto discusso. Il Marianum Kilt oggi vi spiega cosa è.
Il CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO fu fondato il 5 gennaio 1957 in quanto previsto dall’articolo 99 della Costituzione. Nacque come organo consultivo del governo, delle camere e delle regioni. È composto da esperti in economia del settore primario, secondario e solo una minima parte del settore terziario, rappresentanti di attività pubbliche, private e ONLUS. La sede si trova presso Villa Italia, all’interno di Villa Borghese a Roma. Inizialmente contava 121 membri retribuiti mensilmente con un’indennità di circa 2.000 euro al mese, in passato è arrivato a costare 22 milioni annui; dal 2015 conta solo 24 membri non più retribuiti. La sua principale funzione è quella di esprimere pareri e promuovere iniziative legislative in maniera non vincolante.
Dalla sua fondazione ad oggi ha elaborato numerosi documenti:
- 96 pareri,
- 350 proposte,
- 270 rapporti di studi,
- 90 relazioni,
- 130 convegni
- 14 disegni di legge
Vi starete dunque chiedendo perché si debba auspicare l’eliminazione di un ente che sembra aver prodotto così tanto per migliorare qualcosa nel nostro Paese.
I motivi sono due. Andrebbe innanzitutto rivista la composizione del consiglio in quanto, al suo interno, sono presenti pochi rappresentanti del settore terziario rispetto a quelli degli altri settori, il che non rispecchia certamente l’importanza di questo settore nel panorama economico italiano. Inoltre le proposte di questo ente non hanno mai ricevuto particolare attenzione da parte del governo, basti pensare che nessuna di queste è mai arrivata in Parlamento.
Abolire sì o no? Il CNEL rappresenta solo un costo superfluo per le casse del nostro Paese oppure potrebbe essere un valido ente qualora fosse maggiormente valorizzato?
A cura di Agenese Ialuna e Sara Cucaro
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