Un bene o un male? Digital tra utopia e distopia

Inutile negarlo, non siamo più le persone di una volta.

Siamo nuovamente di fronte ad una grande rivoluzione che, come tutte le altre, porta ad un grande cambiamento all’interno delle vite di ogni essere umano, nolente o volente che sia: siamo entrati nell’era digitale e, inevitabilmente, l’era digitale è entrata dentro di noi.

Una cosa è certa: una volta andati avanti, non si potrà più tornare indietro. Proprio a quel punto non ci saranno più l’effettiva opportunità e il tempo necessario per chiedersi se tutto questo sia davvero un bene oppure no.

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Chi parla di progresso, chi parla di degenerazione, forse pochi quelli che sanno discutere dell’argomento con cognizione di causa.

Potremmo semplicisticamente dividere la popolazione in due grandi categorie: progressisti e antiprogressisti. I primi molto, troppo ottimisti, tanto da credere che l’avvento del digitale, il continuo mutamento dei sistemi informatici e l’evolversi degli strumenti mediatici, insieme all’utilizzo che di essi fanno le aziende, possano dare una nuova luce all’economia del nostro Paese. I secondi, invece, molto, troppo pessimisti, tanto da non credere assolutamente in niente, al punto di vedere ogni progresso come un regresso, perché tanto “Si stava meglio prima”.

Abbiamo un grande potenziale nelle nostre mani ma è importante avere bene in mente che stiamo comunque dando vita ad un sistema che può diventare più grande di noi e che potrebbe sfuggirci e non essere più alla portata persino di noi stessi, pur essendone i creatori. Non bisogna affacciarsi a questo aspetto con eccessivo stupore: l’innovazione ha sempre un costo; sta ai posteri fare in modo che questo non diventi irrecuperabile.

A cura di Rebecca Mannocci

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