Nel febbraio del 1964 a Firenze fu organizzata la Conferenza Internazionale della Gioventù per la Pace e il Disarmo. Qui Giorgio La Pira, nella sessione inaugurale sull’unità del mondo e in un’ottica più generale sulle nuove generazioni, affermò: “Le generazioni nuove sono, appunto, come gli uccelli migratori: come le rondini: sentono il tempo, sentono la stagione: quando viene la primavera essi si muovono ordinatamente, sospinti da un invincibile istinto vitale – che indica loro la rotta e i porti! – verso la terra ove la primavera è in fiore!”.
Da qui si aprono in queste righe alcune obbligatorie riflessioni.
La genialità del politico, nelle sue ancora attuali parole, ha identificato la naturale ed istintiva rotta delle rondini con il percorso inevitabile delle nuove generazioni.
Ci troviamo a vivere un perenne inverno, chiusi in un letargo che colpisce tutte le manifestazioni della nostra personalità: l’avvento delle nuove tecnologie ci vede sempre più isolati e incuranti di nuovi sentimenti ed esperienze reali.
Ostilità, razzismo e paura ingiustificata dell’altro hanno portato l’Italia, secondo il rapporto 2018 dei diritti umani di Amnesty International, al primo posto nella classifica dei paesi europei xenofobi. Questo non è nulla se pensiamo anche all’inverno spirituale che molti di noi vivono. Riprendendo un pensiero di Alessandro D’Avenia, in questo momento in cui sembra che per i giovani non ci sia futuro e la loro rabbia si scatena sulle strade, Dio continua a scommettere su di loro. I ragazzi vogliono sapere se Cristo è un antidoto per la noia, la paura, la fragilità, vogliono sapere se c’entra qualcosa con la sveglia la mattina, se la Salvezza, che vuol dire mettere una cosa nell’eternità, riguarda loro, oppure se sia solo un vecchio dogma che non li rappresenta più.
Cosa fanno le rondini quando arriva l’inverno? Istintivamente migrano verso luoghi più ospitali e caldi e ancora più istintivamente ritornano al risveglio della primavera.
Riportiamo anche noi un po’ di primavera: iniziamo a credere nelle nostre capacità, ad appassionarci in quello che scegliamo di fare giorno dopo giorno, costruiamo ponti e non muri, abbandoniamo le false speranze, creiamoci uno spirito sempre più critico, aperto alla vera informazione, a guardare al futuro rivolgendoci al passato consapevoli di non essere soli.
Sogniamo, giovani, sogniamo perché siamo il Sogno di Dio. Siamo, dunque, il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.
A cura di Chiara Cardigliano e Elisabetta Figini
Comincia la discussione