Silenziosa, strisciante e subdola: ecco la Sacra Corona Unita, la quarta mafia. Ma Marilù non tace.
Maria Luisa Mastrogiovanni, detta Marilù, nasce a Casarano, in provincia di Lecce. A Milano studia Lettere Moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sfruttando al massimo ogni occasione che la città e l’università le offrono: collabora con riviste, ne fonda di nuove, cura sceneggiature e regie di spettacoli teatrali, vince diverse borse di studio e, infine, riceve l’offerta di diventare una ricercatrice per la Cattolica.
Ma tutto questo non basta: il richiamo della sua terra, il richiamo di quella terra che grida aiuto, ma lo fa in silenzio, è troppo forte.
Così Marilù, carica di esperienze, torna nel Salento e completa la sua formazione presso l’Università degli Studi di Lecce. Qui collabora con diverse testate locali e cura pubblicazioni settoriali dopo essersi iscritta all’Ordine dei giornalisti di Puglia nel 1998.
Tuttavia, la vera svolta della sua carriera risale al 2003, quando fonda il mensile “Il Tacco d’Italia”, giornale d’inchiesta che sin dalla sua nascita mette i bastoni fra le ruote alla Sacra Corona Unita, la “quarta” mafia. Il mestiere del giornalista non è certo semplice, meno che mai se si è una donna e se si vive in una terra come il Salento. Ma Marilù non si ferma: scrive e denuncia gli illeciti di quella che definisce una “mafia sociale”, un’organizzazione criminale così ben inserita nel tessuto collettivo da apparire invisibile.
Tenacemente, il “Tacco d’Italia” fa chiarezza sulle dinamiche oscure della cosiddetta “zona grigia” salentina, pubblicando diverse inchieste sul rapporto tra le amministrazioni comunali pugliesi e la Sacra Corona Unita, sulle speculazioni edilizie e il business dei rifiuti (tossici e non, provenienti da tutta Italia e interrati nell’intero sottosuolo salentino), sull’incidenza dell’inquinamento e l’aumento dei tumori, sulla xylella fastidiosa, sul gasdotto TAP.
Non sono in molti a credere: l’omertà dilaga e le minacce aumentano, al punto che uno dei suoi più stretti collaboratori e amici, Peppino Basile, è messo a tacere per sempre.
Marilù e la sua famiglia devono lasciare il Salento e vivere sotto scorta, la redazione “fisica” dell’editoriale è costretta alla chiusura e la sua versione online è prima vittima di un attacco hacker, poi è posta sotto sequestro. Tra il 2007 e il 2012 la giornalista riceve decine di querele da parte non solo di persone vicine alla Sacra Corona Unita, ma anche dalle istituzioni che la dovrebbero tutelare, tra cui la stessa giunta comunale di Casarano.
Nonostante ciò, la voce del “Tacco d’Italia” continua a farsi sentire, sostenuta da “Ossigeno per l’informazione”, l’Osservatorio nazionale sui giornalisti minacciati. Marilù è anche docente e componente del direttivo nazionale di “Giulia giornaliste”, associazione che si impegna contro la discriminazione di genere, ideatrice del Forum delle Giornaliste del Mediterraneo, insegnante di “Giornalismo web e social” presso l’Università di Bari, collaboratrice di numerose testate giornalistiche nazionali.
Il suo impegno è continuo e multiforme, ma tutto questo ha un prezzo: la situazione si è aggravata al punto che Marilù ha ricevuto circa quattromila email contenenti minacce di morte.
Proprio qualche giorno fa, “Reporters sans frontieres”, organizzazione internazionale a presidio della libertà d’informazione, ha lanciato l’ennesimo appello alle autorità locali per fare tutto ciò che è possibile per proteggerla. Infatti, come risulta dal dossier presentato nel 2018, numerosi sono i giornalisti uccisi in tutto il mondo a dalle organizzazioni criminali mentre l’impunità regna, spesso perché criminali e politici sono alleati contro l’onesta informazione.
Dove non c’è il welfare, agisce la mafia. La popolazione non si ribella “a chi gli dà il pane”. Ma Marilù ha dimostrato tutto il contrario: Marilù è la voce di chi dice no alla criminalità, la voce di chi il pane se lo guadagna da solo, la voce di chi racconta e di chi non vuole fermarsi.
Di Maria Ester Candido
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Una risposta a “Marilù Mastrogiovanni: una voce contro l’omertà”
Persone come Marilù incarnano la nostra umanità più autentica, antica e attuale per coraggio, onestà e intelligenza. Sostenerla e accompagnarla nel percorso arduo e necessario che pienamente ci rappresenta è un segno evidente di civiltà e di speranza. Grazie di esserci e di continuare insieme a tutti noi.