Alcide De Gasperi:
l’oratore che ha cambiato la storia del nostro Paese
“Tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”. Con questa frase Alcide De Gasperi prese la parola alla Conferenza di Pace di Parigi il 10 agosto 1946. Egli formulò un discorso destinato a rimanere nella storia e segnò il sentiero per la ricostruzione del futuro del nostro Paese. I contenuti e la struttura del pensiero di De Gasperi sono frutto di esperienze personali, solidità politica ed ideologica, correttezza, coerenza. Questi mettono in risalto le qualità comunicative di un uomo che sono diventate un’apprezzabile sintesi di scelte di vita, riuscendo in questo modo ad aiutare il nostro Paese in uno dei suoi momenti più difficili.
Il quadro generale italiano del 1945 vede un bilancio di guerra pesantissimo: i soldati che non erano morti, tornavano a casa con problematiche legate al war-related trauma; la povertà, la miseria (provata dallo stesso De Gasperi) dilagavano; l’Italia si sentiva divisa, sfaldata, lacerata a causa delle distruzioni e della guerra combattuta anche tra vicini di casa; i territori dell’Istria, del Trentino Alto-Adige e molti altri confini erano lasciati in balia di loro stessi; la paura si respirava ancora. L’unità era ormai un concetto lontano dalle menti dei cittadini, i quali dimostrarono però grande solidarietà gli uni con gli altri. Un altro importante aspetto sociale da tenere in considerazione, è la situazione che seguì allo sbarco degli Alleati: dopo questo evento, gli Americani furono visti come modello a cui aspirare.
Dal punto di vista economico, l’apparato industriale era andato distrutto, portando ad una grande riduzione in termini produttivi (la produzione del 1945 corrispose a meno di un terzo di quella del 1938). Di conseguenza avvennero numerosi licenziamenti (240.000 operai tra febbraio e marzo 1946 nelle fabbriche del Nord) e la disoccupazione aumentò del 35% tra gli operai. Una serie di fatti e conseguenze critiche: il raccolto del grano del 1945 fu meno della metà di quello del 1938; vi fu la svalutazione della lira; case, ponti, linee ferroviarie, marina mercantile, inutilizzabili o distrutti. Dal 1947 l’Italia ricevette aiuti dall’UNRRA (United Nation Relief and Rehabilitation Administration) e dall’ERA (EuropeanRecovery Program).
Dal punto di vista politico, lo scontro ideologico in Italia fu molto forte negli anni del Dopoguerra, vedendo come interlocutori i grandi partiti del tempo, quali Democrazia Cristiana, Partito Comunista e Partito socialista. Fu così che Alcide De Gasperi, a capo della Democrazia Cristiana, prese le redini del Governo italiano.
Il 2 giugno 1946 il referendum istituzionale decise tra Monarchia e Repubblica: quest’ultima vinse con il 54,3% dei suffragi. Bisogna sottolineare che in quegli anni il partito socialista giudicava De Gasperi un “pericolo per la democrazia”, viceversa la DC lo considerava un “uomo semplice e grande”. Possiamo dunque capire il clima complesso nel quale i cittadini italiani si trovarono a votare e come De Gasperi, noto anche come “il presidente della ricostruzione”, fu la figura simbolo nello scontro tra: fronte democratico popolare (Partito comunista, Partito socialista e altre forze di sinistra) e Coalizione Centrista (con a capo la Democrazia Cristiana, sostenuta dalla Chiesa e associazionismo cattolico).
Per chiudere il quadro generale è importante citare le elezioni del 18 aprile 1948, che videro l’affluenza alle urne al92% ed un clamoroso successo della DC con il 48% (risultato che non si sarebbe mai più raggiunto). Iniziò così una campagna di riforme che portò al risanamento dell’economia italiana e alla stabilità del paese. De Gasperi pensava di vincere? “Mi aspettavo che piovesse, ma non che grandinasse” affermòdopo essere venuto a conoscenza dei risultati delle elezioni.
In un clima complesso, l’Italia si trovò a dover affrontare la Conferenza di pace di Parigi, inaugurata il 29 luglio 1946 presso il palazzo di Lussemburgo, che si chiuse il 15 ottobre 1946. I contenuti, definiti a seguito dei lavori presso il palazzo di Lussemburgo, vennero formalizzati nel Trattato di Parigi fra l’Italia e le 21 potenze alleate il 10 febbraio 1947. Il tutto era volto a discutere alcune questioni chiave dell’assetto sociale, geografico e politico, all’indomani della Seconda Guerra mondiale. L’Italia era considerata sconfitta, nemica e le ferite bruciavano ancora. L’assemblea mantenne un atteggiamento freddo nei confronti di De Gasperi, il quale rappresentava l’Italia e gli italiani. Poteva parlare a testa alta difronte all’assemblea perché era stato antifascista e prigioniero fascista, rappresentava un’Italia ormai non più fascista. La sua ambizione era elevata: secondo De Gasperi, infatti, il nostro Paese seppur sconfitto doveva fare parte ed essere accettato tra le grandi potenze occidentali. De Gasperi promette che l’Italia sarà una componente leale, convinta, per un nuovo ordine mondiale fondato sulla pace e sulla giustizia.
La domanda da porsi ora è la seguente: come riuscì De Gasperi a costruire un’orazione politica capace di difendere l’Italia?
Innanzitutto, è opportuno ricordare la storia di Alcide De Gasperi come quella di un uomo onesto e, seguendo il pensiero di Quintiliano, potremmo definirlo il “vir bonus dicendi peritus”, l’uomo onesto esperto nel parlare. Ebbe una formazione in linea con quella delineata all’interno de “Istitutio Oratoria” di Quintiliano, in cui viene elogiata la scuola pubblica come luogo di aggregazione e socializzazione,dove può essere data un’ampia formazione all’individuo. Per Quintiliano il povero avrebbe dovuto avere le possibilità di diventare una persona degna di nota e De Gasperi crebbe in montagna a Pieve Tesino (TN) da una famiglia umile; durante gli anni dell’università lavorò ed iniziò già a far conoscere il suo nome partecipando ad attività studentesche, dirigendo una rivista di impegno culturale, prendendo parte a convegni sui temi della pace, della libertà di stampa, sul pensiero sociologico, collaborò con il “Reichspost” e si impegnò in campo sindacale. Secondo Quintiliano la cultura si irrigidisce senza confronto con gli altri e De Gasperi fu un esempio di competizione ed ambizione sociale. Venne eletto deputato al Parlamento di Vienna e, dopo l’attentato di Sarajevo, cercò invano di proteggere il Trentino dalla Prima Guerra Mondiale trovandosi poi a seguire il dramma delle “case di legno”.
In secondo luogo, è bene ricordare che De Gasperi utilizzava all’interno dei suoi discorsi degli assiomi: espressioni sempre vere, tipiche del mondo della scienza. In oratoria, quando si tratta di argomentare, intrattenere un uditorio, avere consenso da parte del pubblico e determinare quindi una tesi, non è possibile considerare irrilevanti le condizioni psichiche e sociali. Senza queste ultime, l’argomentazione non avrebbe effetto e sono proprio queste a diventare degli assiomi. Perché esista un’argomentazione, occorre essere previamente d’accordo su una questione determinata ed è quindi necessario un contatto delle menti, una relazione reciproca, ma De Gasperi si trovava dinnanzi a 21 stati alleati che lo consideravano un nemico ed ha dunque dovuto trovare degli espedienti retorici per poter difendere l’Italia. Ha usato tecniche di associazione (associando gli avvenimenti di Versailles all’elaborazione del congresso, il quale voleva punire pesantemente l’Italia) e dissociazione (il diritto e la politica sono il campo prediletto per un compromesso, con la dissociazione si allontanano e ristrutturano le nozioni per creare una soluzione che regge nell’insieme delle nozioni in cui è inserita). De Gasperi inoltre ha tenuto sempre saldo il suo obiettivo di mantenere i confini italiani (i quali erano stati modificati dalla delegazione dei 21 in sede di congresso), usando contenuti psicologici, sociali, etici capaci di unire l’uditorio in modo da indirizzare le menti verso lo scopo predefinito.
Possiamo quindi arrivare ad ipotizzare che Alcide De Gasperi abbia indagato la sua dimensione interiore del pensiero, per elaborare questa orazione. Aveva un progetto, un programma, aveva sofferto, elaborato la sofferenza, prodotto un pensiero critico, un ragionamento, un’IDEA.
Il proposito di realizzare ed esercitare la realtà era statointeriorizzato, compreso e comunicato in primis a lui stesso. Purtroppo la reazione dell’assemblea fu agghiacciante: silenzio tombale.
Nessuno lo guardò, nessuno gli applaudì.
Solo il Segretario di Stato americano gli strinse la mano e,nelle sue memorie, scrisse che l’aveva fatto per dare coraggio ad un uomo che aveva sofferto molto per mano del fascismo e che ora si trovava a soffrire per la reazione degli Alleati nei suoi confronti. De Gasperi aveva il compito di armonizzare gli animi per un interesse comune nei confronti della Nazione. Grazie alle sue parole l’Italia ha iniziato a riacquistare credibilità a livello internazionale ed è per questo che possiamo pensare che, in realtà, il silenzio dell’Assemblea fosse solo dato da un bisogno di riflettere sulle parole.
A cura di Sofia Cecchet
Comincia la discussione