Michela Occhipinti nel suo primo lungometraggio “Il corpo della sposa” racconta la pratica del “gavage“, una consuetudine ancestrale in cui le ragazze della Mauritania vengono obbligate ad ingrassare per piacere ai loro futuri mariti. Un’usanza tribale, praticata dall’altra parte del mondo in che misura ci può riguardare?Nella misura in cui ci dà spazio per riflettere, per fermarci e chiederci se, davvero, è così lontana come può sembrare. Se, davvero, siamo così emancipate, libere, ribelli, consapevoli, indipendenti. Se non è forse lo stesso quello che facciamo noi con i nostri corpi, pur riferendoci ad un altro modello. Se oltre ad essere emancipate, libere, ribelli, consapevoli, indipendenti, non siamo altro che l’allegoria speculare delle ragazze della Mauritania. La ragazza protagonista del film, Verida, è spinta dalla madre all’alimentazione forzata ed eccessiva per aumentare il suo peso. Noi, invece, siamo emancipate, libere, indipendenti e, allora, scegliamo cosa fare del nostro corpo. Scegliamo da sole, senza madri che ci obbligano, mariti che ci attendono all’altare, regole di una società ormai anacronistica che ci vincolano. Decidiamo autonomamente, coadiuvate, però, da brillanti campagne di marketing che si prendono la briga di suggerirci che cosa è bello, che cosa è etico, che cosa è vincente. Ce lo suggeriscono loro come dobbiamo essere, almeno abbiamo qualcosa in meno a cui pensare. Alleggerite dal tedio di dover scegliere da sole, consapevolmente andiamo a scovare negli scaffali dei supermercati barrette dimagranti, creme snellenti e beveroni dai nomi improponibili, dagli effetti drenanti. Non ce li ricordiamo più bene gli effetti, ma ci ricordiamo che sono MI-RA-CO-LO-SI, che in un periodo piuttosto breve passeremo da essere Pina Fantozzi ad Adriana Lima. Un saggio team di pubblicitari ha saputo creare in noi un bisogno, ci ha illuminate e ci ha rese consapevoli che, oltre ad essere libere e per nulla manipolabili, avevamo bisogno di essere magre, perché sarebbe stato questo a dare alla nostra vita quel cambiamento di cui aveva tanto bisogno. Il corpo di ogni donna occidentale è “Il corpo della sposa”. Ogni donna è sposata a questo dio enorme e opulento che è la pubblicità. Il corpo di ogni donna occidentale è “il corpo del reato”, strumento attraverso cui ha compimento il messaggio dei social media, delle campagne marketing, delle case di moda; che siamo tutte nate per essere Adriana Lima, che è un elemento imprescindibile. Qualsiasi cosa noi desideriamo diventare, dovremo essere anche quello. La mente di ogni donna occidentale è “il corpo del reato”, perché, semplicemente, non siamo così emancipate, libere, ribelli, consapevoli, indipendenti, perché non ci abbiamo lavorato sull’emancipazione, la libertà, la ribellione, la consapevolezza, l’indipendenza, perché ce le siamo solo appiccicate addosso, convinte che potesse bastare, un po’ come le creme snellenti che ti fanno diventare Adriana Lima in cinque giorni.
A cura di Angela Macheda
Comincia la discussione