Itinerari di Pasqua – La Domenica del cieco nato

“Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane.”

 

La seconda riflessione di Don Roberto guarda al Vangelo della IV domenica della Quaresima Ambrosiana.

Siamo protagonisti di un secolo che rivendica la propria visione assoluta, un tempo dominato da una cecità reale ed una visione presunta. Ci ostiniamo a ripetere ci vedo soprattutto nell’incertezza, poiché abbiamo bisogno di una verità unica, che sia al di là da noi, per sentircene padroni.

Il tempo moderno si inaugura con grandissimi elogi al pensiero come cogito ergo sum e termina con un’abdicazione dello stesso soppiantato, grazie alle nuove frontiere tecnologiche, da un’intelligenza artificiale che ci consente di rinunciare al nostro pensiero (umano) a vantaggio della certezza detenuta dalla macchina. Siamo in un tempo disposto a barattare il pensiero per la certezza.

“Siccome dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane”.

Questo Vangelo, attraverso la figura del cieco nato, ci apre gli occhi: sistemi politici, economici, equilibri naturali, scientifici, la morte, l’amore. Noi non ne conosciamo realmente la forma.

Noi, quindi, siamo ciechi ma la Verità non è fatta per essere vista, possiamo, alla luce di questo, riedificare il nostro tempo su una cecità condivisa in cui ci raccontiamo cosa vediamo e insieme creiamo una visione più ampia e reale. Riconosciamo che è Dio a guarire a poco a poco le nostre cecità, posando sui nostri occhi fango e saliva.

Lo affermavano anche gli antichi che il principio della conoscenza è il non sapere. È da li che si incomincia a vedere qualcosa.

 

Il Signore ha spalmato un po’ di fango sui miei occhi: sono andato, mi sono lavato, ho acquistato la vista, ho creduto in Dio.

 

Gv 9, 1 – 41

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