Se sei contro il poi vorrei, tu lo sai, sei un po’ Herbert List

Qualche settimana fa viene lanciato sui social l’hashatag “poivorrei”, in qualche giorno diventa virale sul web generando un catalogo di desideri quotidiani.

Quante giornate abbiamo speso a pensare “poi vorrei”?

È questo tutto ciò che ci resta da fare (oltre allo “smartworking”)?

Probabilmente no, c’è un culto del quotidiano che abbiamo deliberatamente abbandonato per restare nella terra, coniugata al condizionale, del “poi vorrei”.

In che misura è possibile un culto del quotidiano? Dove si impara?

Molte sono le occasioni, infinite, e infinitamente variabili, tuttavia un’eccellente maestra è la fotografia, l’arte che- quand’anche nostalgica- si ribella a tutti i tempi condizionali e fa del tempo presente la sua unica religione.

Un maestro in questo ambito è Herbert List, fotografo tedesco nato nel 1907.

La fotografia di List risalente a fine anni trenta è caratterizzata dalla ricorrenza di oggetti quotidiani: tavoli, sedie, uova, occhiali da sole, bocce per pesci, brocche.

L’artista spiega che gli oggetti “non hanno oggettività” e proprio questo li rende potenziali soggetti artistici.

Ogni immagine costituisce lo sforzo di cogliere il reale “nella magia dell’apparizione”, egli sottolinea nella sua ricerca la possibilità, che è anche nostra, di conferire una nuova dignità agli oggetti, di cogliere la poetica del quotidiano.

List è uno dei maggiori fotografi del novecento, un evangelizzatore dello sguardo che avvalora la realtà.

Il rapporto unico che egli ha con gli oggetti della sua fotografia dà luogo a immagini capaci di evocare in noi odori, suoni, sensazioni, così le figure quotidiane di List si caricano di un significato profondo, perché sanno raccontarci una storia vivida.

I soggetti dei suoi scatti sono nascosti in piena luce e deve essere un nascondiglio efficace, perché per la maggior parte della vita ce ne dimentichiamo, li consideriamo banali faccende di cui non abbiamo alcun interesse ad occuparci.

Gli scatti di List sono un’ode ad un presente lento, proprio come quello in cui, nostro malgrado, siamo incappati in questi giorni, sono la rivoluzione contro tutti i “poi vorrei” che imperano nelle nostre home di Instagram.

Ogni giorno vengono postati due desideri: poi vorrei cantare ai concerti, dire: “scendi sono di sotto”, un caffè al banco, prendere il treno.

Quello di oggi dice così: poi vorrei essere Herbert List, ma poi mi ricordo che l’accidia è il sentimento più ricorrente dell’animo umano.

A cura di Angela Macheda

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