22 febbraio 2020: causa Covid-19, un’ordinanza della regione Lombardia prevede la chiusura al pubblico dei luoghi della cultura. Tra questi anche Villa Panza di Varese, che aveva visto solo da poche ore l’apertura della nuova esposizione Villa Panza. Un’idea assoluta. Ho avuto la fortuna di visitare la Villa proprio in quel breve periodo di apertura e vorrei riuscire a condividere uno scorcio di questo luogo.
Costruita nel corso del Settecento come “villa di delizia” del marchese Paolo Antonio Menafoglio, Villa Panza ospita oggi una collezione d’arte del XX secolo. Infatti, nel corso degli anni ’50 il conte Giuseppe Panza, uno dei più importanti collezionisti al mondo di arte contemporanea americana, raccolse al suo interno le opere che amava collezionare.
Successivamente, dagli anni ’80 Giuseppe Panza iniziò a vendere a prezzi di favore le opere delle proprie collezioni ai più importanti musei d’arte contemporanea, tra cui il Guggenheim Museum di New York, e nel 1996 decise di donare Villa Panza e la Collezione al FAI – Fondo Ambiente Italiano, che la aprirà al pubblico nel 2000. Nell’atto di donazione Panza indicò con meticolosità tutti i criteri museografici con i quali le opere d’arte e gli oggetti di design dovevano essere posti all’interno di ciascuna stanza.
Oggi, per la prima volta dopo 20 anni, all’interno della Villa il FAI decide di ripresentare proprio quell’allestimento integrale, arricchito dalle opere che nel tempo sono entrate a far parte di questo patrimonio grazie alla generosità di alcuni artisti, legati da un forte legame di amicizia con la famiglia Panza o con il FAI, che hanno donato i loro lavori a questo luogo. Infatti, le 150 opere rimaste della terza Collezione Panza sono accompagnate da opere più contemporanee e “site specific”, ovvero pensate dagli artisti proprio per essere esposte all’interno delle mura della Villa o del suo parco.
Protagonisti dell’intera esposizione sono il colore e la luce che, grazie alla visione museografica innovativa di Giuseppe Panza, vanno a delineare un’esperienza estetica senza eguali: monocromi ed opere d’arte dell’espressionismo astratto sono armoniosamente affiancati ad arredi italiani novecenteschi o antecedenti e perfino ad opere d’arte africana o primitiva. Un’altra ala della villa, invece, è interamente dedicata alle installazioni dei neon di Dan Flavin e agli interventi “site specific” di Turrell e Irwin: “white box” con squarci architettonici in cui la protagonista è la luce.
Visitare questa casa-museo è un’esperienza difficile da raccontare, bisognerebbe viverla e invito a farlo: fortunatamente, il FAI ha deciso di ripresentare una volta all’anno l’allestimento integrale della collezione, un’opera d’arte che porta la firma di Giuseppe Panza.
Gloria Danelli
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