Chi è il pidocchio? È un parassita, colui che si insinua nella vita delle persone e si nutre di ciò che le tiene in vita, fino a ridurre allo stremo l’organismo in cui abita.
Film sud-coreano pluripremiato, ”Parasite” narra la storia di una famiglia (composta da quattro membri : il padre Kim Ki-taek, la madre Chung-sook, la figlia Park So-dam, e il figlio Ki-woo) che lotta per arrivare a fine mese. Un giorno, un amico di Ki-woo, gli propone di sostituirlo nel suo lavoro di insegnante d’inglese della figlia di un famoso musicista, mr. Park.
Alla prima lezione Ki-woo trova il modo per introdurre anche la sorella come insegnante d‘arte, questa volta del figlio della famiglia Park, Da-Song. Lentamente i due fratelli trovano espedienti per far licenziare i dipendenti della famiglia Park, e proporre, in loro sostituzione, i loro genitori. Il loro obiettivo è infatti quello di fuggire dalla povertà, di avere una vita migliore. Riusciranno nel loro intento?
I protagonisti si comportano come dei parassiti : alla prima occasione, in cui vengono lasciati da soli a gestire la casa della ricca famiglia, si atteggiano come se fossero loro i proprietari della villa: bevono cognac, girano per l’appartamento con abiti eleganti. Sembrano dunque toccare il cielo con un dito! Hanno raggiunto il loro obiettivo: guadagnano più di quanto avrebbero mai pensato nella vita, e per la maggior parte del tempo vivono una realtà altolocata! Ma quando, improvvisamente, rientrano nell’abitazione i signori Park, essi si nascondono, tornano ad avere quell’atteggiamento sottomesso tipico dei dipendenti, rientrano nei loro umili ruoli.
Interessante è una frase pronunciata da Park So-Dam nel corso del film “anche se ha l’aspetto dell’agnello, in realtà è un lupo”, che, a mio parere, descrive l’aspetto dell’intera famiglia, un aspetto tenero e gentile, ma che in realtà nasconde un’ indole approfittatrice. Infatti Ki-woo, proponendo una nuova insegnante, sembra sgravare la famiglia Park dal pensiero di dover cercare da sé i maestri, ma in realtà sta solo guardando al suo interesse: fare assumere sua sorella è infatti un ulteriore passo verso una vita più agiata, perché il lavoro di entrambi i fratelli avrebbe sicuramente apportato maggiore ricchezza alla famiglia.
Volendo analizzare l’indole dei personaggi, la signora Park è l’ingenuità, la bontà, di cui gli altri approfittano; i ragazzi protagonisti sono invece la personificazione dell’egoismo e della determinazione, così come i loro genitori; e “papà, devi concentrarti solo su di noi” pronunciata da Park So-Dam, è significativa di questo atteggiamento.
Quanto agli ambienti di scena vi è una netta contrapposizione tra ambienti degradati ed ambienti lussuosi; questi ultimi, in cui è girata la maggior parte delle scene, sono ampi, tanto che ci si domanda se sia possibile, per coloro che li abitano, non provare solitudine.
Le musiche del film sono classiche, un continuo alternarsi di archi, violini e pianoforte. Tutto questo fa’ si che lo spettatore si senta coinvolto nella vicenda, si immedesimi nei personaggi, e perfino che si interroghi sulla condizione umana; fino a che punto, cosa è disposto a fare l’uomo, per ottenere ciò che vuole?
Per rispondere a tale interrogativo non resta altro che vedere il film.
A cura di Bianca Pilato
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