Dal cortometraggio al film.
Una pandemia che doveva rimanere una breve pellicola della durata di pochi mesi, si sta sviluppando in un film lungo un intero anno e farà indubbiamente vincere il premio per peggior regista del ventunesimo secolo al 2020.
Chi siamo noi all’interno del film?
Vogliamo essere i protagonisti, la scenografia è quella di un mondo universitario trasformato in un “fantastico via vai” che sempre più ci sta chiedendo di reinventarci e quindi bentornati! Il gioco è ricominciato! Bentornati a bordo, bentornati a tutti i nostri lettori, bentornate a tutte le collegiali, un benvenuto alle matricole e un arrivederci a chi con amarezza ha lasciato il nostro Magnifico. Noi siamo pronte, vogliamo ricominciare quindi ciak, si gira!
La frenesia che da sempre contraddistingue il nostro collegio è lo strumento che ci permette di crescere e ve lo faremo sentire ogni lunedì dal nostro blog. La voce del Marianum non mantiene le distanze, non dimentica i sentimenti, le risate e nemmeno gli assembramenti (di idee, puntualizziamo), non dimentica le feste (digitali ancora meglio), le conferenze (webinar sono di moda) e neppure le S. Messe (su Zoom ancora meglio).
Dovete comprendere, care lettrici e cari lettori, che il tutto sarà un po’ mutato, anzi per meglio dire lo definirei: mascherato, ma non per questo avrà meno valore.
Il linguaggio degli occhi è un amico che accorre al nostro grido d’aiuto e non è mai stato cosi affascinante ed esplicito. Ognuna di noi è diventata abilissima nel capire i sentimenti delle altre attraverso “il velo di Maja”, meglio conosciuto come mascherina, che ha reso sicuramente più difficile dare il benvenuto alle nuove arrivate.
Purtroppo quest’anno nessuno ha potuto conoscersi chiedendo scusa per la manica della giacca entrata nella zuppa di una ragazza seduta in mensa 18 la domenica sera; nessuno ha potuto conversare fino alle due di notte in “cucina 2”; nessuno ha potuto offrire la torta nella propria camera, ma ognuna di noi ha cercato di entrare in relazione accurando soft skills che non avrebbe mai immaginato di possedere. L’empatia, ad esempio, è stata una scoperta per molte: nuove modalità di comunicazione, nuove forme di sguardi, di abbracci, sono servite in questi mesi per bussare virtualmente alla porta della propria vicina di stanza che si trovava a cinquecento chilometri di distanza. L’aspetto positivo di tutto ciò è che ora siamo tornate a bussare in piena notte alle camere delle altre ragazze, a raccontarci le voci di corridoio mimando tra i plexiglass in mensa, a chiamarci per concordare l’orario del pranzo aggiungendo la domanda “in quante siamo? Prenoto io sull’app i posti a tavola”. Abitudini mutate in pochi mesi, senza troppa fatica e questo forse grazie al legame costruito dall’ambiente collegiale che si è dimostrato capace di scavalcare le mura di via San Vittore costruendo amicizie vere.
Come descrivere questo anno accademico del tutto nuovo? Il verbo ricostruire sembra essere emblematico per molte collegiali. Dopo tutti gli eventi che scuotono le fila del mondo, c’è una grande voglia di andare avanti, una spinta alla vita, ricostruire significa considerare le difficoltà della situazione e nonostante tutto esigere lo stato primario, quello prima del caos, a qualsiasi costo. Ricominciamo a costruire insieme, questo è ciò che vuole suggerirci Don Giorgio, aggiungendo che “insieme è la parola più religiosa del mondo! Insieme per sperare ogni speranza”. Sentiamo la necessità di pensare positivo, un mantra che ricorda che presto torneremo alle feste collegiali di maggio dove il Salone Gornati era cuore pulsante del collegio Marianum. Nel frattempo ognuna di noi vive con la volontà di reinventarsi ora dopo ora, scoprendo nuovi lati della nostra pazienza, del nostro sarcasmo che ironicamente facciamo trapelare nella battuta più famosa che aleggia tra i corridoi “ti saluto, non si sa mai, forse domani emanano un altro dpcm” . Si intravede un po’ di amarezza negli occhi di chi è tornato in collegio, un velo di solitudine e silenzio che ci riporta ai primi giorni di marzo dove in molte hanno chiuso la porta della propria camera senza sapere che i libri rimasti nel cassetto sarebbero stati spediti dalla governante (o da qualche eroica collegiale superstite).
A settembre ognuna di noi è tornata al Magnifico, correggo: è tornata a casa, con la voglia di vivere “gli anni più belli della nostra vita”, purtroppo non immaginavamo di trovarci a pesare zucchero e farina durante il coprifuoco milanese alle undici di un venerdì sera, il lato positivo però è ritrovarsi insieme. In collegio non si è mai soli, si impara insieme a vivere, relazionarsi, sorridere, a non camminare in corridoio con i tacchi, a piangere, studiare, mangiare (tanto), ricevere pacchi, concentrarsi, amare, asciugarsi i capelli prima delle 24, dire di no, dire di si, aprire pacchi, condividere, ordinare su Glovo, giocare, divertirsi, fare pacchi e molto altro.
In questo momento è come se il Marianum fosse un film in produzione i cui personaggi sono sparsi lungo la Penisola. Alcune di noi sono rimaste a casa già da settembre, altre si sono riunite al Marianum, ma hanno poi ricomposto le valigie per tornare a casa, altre ancora sono approdate in collegio e non sono più ripartite. Ognuna di noi è però consapevole che ovunque ora si trovi e ovunque sarà in futuro, farà sempre parte del film che dà forma al Collegio Marianum, il gruppo delle Mea ne è dimostrazione. Ognuna di noi conosce il copione ed interpreta una parte che più o meno rilevante essa sia sarà sempre essenziale per raffigurare il Magnifico Collegio Marianum.
A cura di Sofia Cecchet
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