In principio era un dibattito, sui generis, ma pur sempre un dibattito. Biden e Trump avversari in quello che, più che scontro tra titani, ha dello scontro tra anziani. L’uno che interrompe l’altro, l’altro che non si ricorda più cosa volesse dire all’uno; come ogni scontro che si rispetti, entrambi con la convinzione di esserne usciti, se non proprio da vincitori, da meno perdenti dell’altro.
E fu sera e fu mattina: Primo giorno. I sondaggi dissero: “sarà una vittoria facile”.
Ancora una volta una cassandrata. I sondaggi danno per certa una vittoria forte, senza se e senza ma del candidato democratico. Una previsione molto simile a quella fatta nel 2016 per Hillary Clinton, che avrebbe dovuto vincere senza particolari sforzi. Peccato però che la storia si ripete, i sondaggi sbagliano e quella che doveva essere una vittoria facile si trasforma in un duello all’ultimo voto.
E fu sera e fu mattina: Secondo giorno. Trump disse: “ By then”
Vedendosi in testa in Florida e in Texas ( stati chiave durante le elezioni perché portano rispettivamente 29 e 38 grandi elettori dei 270 necessari per la vittoria) oltre che in molti degli stati che storicamente sono filo-repubblicani, Trump si sbilancia su Twitter, una novità per Potus, dichiarando che i repubblicani “se la passano a gonfie vele” e di esser pronto ad impedire ai democratici di “rubare” le elezioni.
E fu sera e fu mattina: terzo giorno. Biden disse: “en attendant the ballots“.
Ed ecco il colpo di scena. Quando le sorti di queste presidenziali sembrano già chiare, subentra un fattore che cambia non solo le carte in tavola ma anche i tweet. Per motivi ovvi legati alla pandemia molti americani hanno optato per il voto via posta, capovolgendo il trend che vedeva molti voti a favore dei repubblicani. L’apertura dei postal ballots catapulta tutti, candidati, cittadini e spettatori oltreoceanici in un limbo spaziotemporale in cui vigono due sole certezze : La prima è che ci sono sempre meno certezze in merito all’esito finale degli spogli, la seconda che il sistema postale americano ha molto da insegnarci : se quest’ultimo funzionasse come le nostre poste italiane, allo spoglio dei voti gli scrutinatori leggerebbero il nome di Abramo Lincoln.
E per Trump fu sera e per Biden fu mattina. Il quarantaseiesimo mandato disse: “Trump se Nevada”
In quest’ultima puntata della 45esima stagione di “The Apprentice” è il conduttore ad essere licenziato. Se da un lato il presidente Trump presenta chiari segnali di essere nel pieno della prima delle cinque fasi che si attraversano quando si affronta un dolore: la negazione, dall’altro il presidente eletto Joe Biden, affiancato da Kamala Harris, è pronto ad affrontare la delicata fase di transizione, nell’attesa dell’insediamento ufficiale il prossimo 20 gennaio.
La genesi di questo mandato, tra record di voti, denunce di brogli e l’ingresso della prima donna nello studio ovale è particolarmente significativa, tanto che esaurirla in queste poche righe sarebbe ingiusto nei confronti della nostra intelligenza; ecco che, allora, questo testo vuole essere anche la genesi di un nostro percorso di formazione a riguardo, il cui primo appuntamento sarà alle ore 18 del 18 Novembre p.v. con un Webinar via Zoom dal titolo “USA 2020: politica interna e scenari internazionali”.
A cura di Irene Ferrami
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