Assistendo alle recenti elezioni americane, o a qualsiasi dibattito politico degli ultimi anni, sorge quasi spontanea l’osservazione di un’evidente radicalizzazione delle generazioni più giovani. L’interazione politica tra generazione z, millennials e generazione x è sempre più caratterizzata da una diversità nel piano culturale e politico, che ormai è diventata impossibile da ignorare.
Parlando con i nostri genitori e i nostri nonni ci accorgiamo come le loro idee politiche risultino più vaghe e, solitamente, come non si ritengano appartenenti a una specifica ideologia, ma che si reputino generalmente di “destra” o di “sinistra”, poca importanza hanno le miriadi di declinazioni che si trovano tra i due poli.
Allora sorge quasi spontanea la domanda di come mai la nostra generazione sia molto più incline a identificarsi con specificheideologie e, di conseguenza, come spesso venga rifiutato l’appoggio a un partito, il quale non riesce a rappresentare le nostre idee politiche nella loro totalità.
Questo scisma generazionale non è recente né inaudito. I giovani, in quanto tali, sono sempre stati distinti per la loro inesperienza e la loro fiducia nel mondo e nel futuro. Aver vissuto poco e poco aver visto della vita portano ad interpretare il mondo in bianco e nero, distinguendo il bene dal male, senza lasciare scampo ad ambiguità o astrattezza. Ciò non significa che i giovani manchino di acute capacità di interpretazione della realtà, ma la passione e la forza vitale che li caratterizza spingono spesso a riconoscersi entusiasticamente in uno specifico pensiero politico, rinnegando tutti gli altri.
Inoltre, l’inesperienza della giovinezza è sinonimo di una costante scoperta di nuove idee, dottrine e teorie. Questa ininterrotta esplorazione di noi stessi e dell’ambiente che ci circonda provoca repentini cambiamenti delle nostre convinzioni. Le intuizioni che fino a poco prima ritenevamo assolute e innegabili, vengono rimpiazzate da altre, altrettanto valide e condivisibili. Diventare adulti significa forse anche accettare l’assenza di una verità massima e universale.
Parlando di ideologia e gioventù non si può ignorare l’influenza senza precedenti che ha avuto l’avvento di internet sulla nostra generazione.
La natura stessa di internet è astratta e ideologica, siamo a contatto ogni giorno con miriadi di informazioni ed opinioni diverse che mancano di concretezza e tangibilità. Reagiamo a questa simbiosi costante adottando come propria la convinzione che al momento appare più adatta. Ciò viene corroborato ancora di più dal fatto che per ogni corrente politica, anche la più oscura e ignota, si possa trovare una comunità di persone pronta a sostenerla con fervore e, talvolta, fanatismo.
Le generazioni precedenti alla nostra non hanno mai avuto uno strumento così vantaggioso e, al contempo, distruttivo e la mancanza degli strumenti adeguati ad affrontarlo con coscienza può causare sia un’estrema radicalizzazione, irragionevole e priva di senso, sia una dilagante apatia, che colpisce numerosi giovani, tanto siamo sommersi da opinionisti e sedicenti esperti che non fanno altre che causare confusione e disillusione.
Non sta a noi giudicare se questa passione giovanile sia positiva o negativa, ma le tante battaglie che vanno affrontate nella vita non saranno mai vinte senza persone pronte a sacrificare anima e corpo per ciò in cui credono. Nessuno più dei giovani è equipaggiato con la vitalità e il candore necessari per sostenere la convinzione che, per quanto il mondo sia corrotto e degenere, ci sia ancora la speranza e la possibilità di migliorarlo. Citando le parole di Indro Montanelli: “L’unico incoraggiamento che posso dare ai giovani, e che regolarmente gli do, è questo: «Battetevi sempre per le cose in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Una sola potete vincerne: quella che s’ingaggia ogni mattina, quando ci si fa la barba, davanti allo specchio. Se vi ci potete guardare senza arrossire, contentatevi»”.
A cura di Margherita Simonetti
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