L’infrangersi del sogno americano

Il 26 maggio 2020 sembrava essere una delle tante tranquille mattine post fase uno. Come dabitudine, durante la mia solita colazione a base di tre espressi senza zucchero, apro twitter e lhashtag #georgefloyd attira la mia attenzione. Inorridita scorro fra articoli e immagini quando improvvisamente mi appare un video e vedo che in Minneapolis un agente di polizia, con un ghigno beffardo sul viso, tiene il suo ginocchio schiacciato sul collo di un uomo che urla «Please officer, I cant breathe». Eccola lì, ancora una volta, la supremazia dei bianchi, lodio razziale, lennesimo morto per strada.

Come si può spezzare una vita con così tanta leggerezza?

Forse non ce ne eravamo mai resi conto ma i grandiosi Stati Uniti dAmerica non sono la dreamland che tutti noi sogniamo: il paese della libertà è lacerato dalle ingiustizie, dalle differenze sociali, da un welfare state a tratti inesistente e dagli abusi di potere per troppo tempo nascosti sotto il tappeto dellomertà.

Forse George, quella mattina, mentre entrava in quel negozio per comprare le sigarette, non aveva pensato che la sua morte, ripresa dal telefonino di un passante e diventata virale sui social, sarebbe stata la miccia che avrebbe fatto esplodere la furia degli americani.

Il popolo si è finalmente destato, tutti combattono fianco a fianco, no justice, no peacepiù che uno slogan sembra un avvertimento ed il cielo si tinge poeticamente di un rosso scoppiettante come il riflesso delle fiamme vivide che ardono le città. I manifestanti si versano latte sugli occhi, trasportano un compagno ferito da un proiettile di gomma, le auto della polizia investono la folla e il presidente Trump minaccia di schierare lesercito per sedare le manifestazioni ogni notte sempre più violente. Una violenza non condannabile se si pensa ai soprusi che gli americani hanno subito in questo periodo di emergenza sanitaria (dove, mentre lhashtag#stayathome spopolava sui profili dei privilegiati confinati nelle loro ville di lusso con piscina e campi da golf, il virus dilagava soprattutto nei ghetti degli strati sociali più bassi e deboli della società e più di 30 milioni di persone perdevano il lavoro senza ricevere un sostegno da parte dello stato) o alla lista di morti in continuo aggiornamento e ai casi di omicidio magistralmente insabbiati dalla polizia americana.

Ecco davanti agli occhi di tutto il mondo leredità di un paese che cade a pezzi: un popolo che finalmente alza il tappeto e apre gli occhi per trovarsi di fronte uno spettacolo agghiacciante, degno del miglior film horror hollywoodiano. E per tutti quelli che si chiedono cosa ne sarà del paese delle opportunità, la risposta è giustizia, finalmente.

A cura di Sara D’Annibale

                                                           

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