Bojack Horseman è una serie statunitense tragicomica, sbarcata nel 2014 su Netflix; una satira tagliente sul mondo di Hollywood, sul culto e il dramma della celebrità.
Lo sceneggiato, vincitore del premio per la miglior serie animata ai Critic’s choice televisions awards, ha tenuto milioni di spettatori incollati ai propri computer.
La tessitura narrativa ruota attorno a Bojack Horseman, un cavallo antropomorfo, personaggio dall’estrema complessità psicologica, ex protagonista dello star system, incapace di accettare la fine del suo successo.
Bojack Horseman raduna in sé stesso una serie di nevrosi, vizi, virtù, amori e disamori fornendo continuamente allo spettatore la possibilità di sentirsi raccontato.
La narrazione dell’uomo-cavallo, che si occupa, poi, di descrivere l’uomo, è sincera, sviscera il mondo e i suoi costumi al pari di una commedia pariniana; anche BojackHorseman castigat ridendo mores.
Certo, del cavallo antropomorfo non solo si ride, ma anche si piange per quanto vivamente ci rappresenta, per quanto ci si sente sviscerati e descritti, perché l’equino triste non si limita ad incarnare lo stereotipo della star in declino, ma raffigura,in tutto e per tutto, la miseria e la nobiltà degli uomini.
Il creatore di Bojack Horseman, Raphael Bob-Waksberg, diviene un moderno Fedro, intento a spiegare l’umanità attraverso gli animali.
Le Fabulae, scritte nel I secolo d.C., sono un’opera ad obiettivo pedagogico, suddivisa in cinque libri, che si propone di smascherare i difetti degli uomini, perché essi possano imparare a comportarsi altrimenti.
La scelta di Fedro di raccontare le debolezze umane attraverso le volpi, i corvi, le rane, come quella di Raphael Bob-Waksberg di scegliere un cavallo (Bojack Horseman), un gatto (Princess Carolyn) o un Labrador (Mr.Peanutbutter), permette di raggiungere la giusta distanza dagli uomini per narrarli onestamente e per spiegarli a loro stessi senza che si sentano messi a giudizio, eccessivamente spogliati delle loro maschere di rispettabilità.
Le favole di Fedro si caratterizzano per la lapidarietà dei loroverdetti, la nettezza dei loro giudizi, così come le frasi del cavallo parlante sulla vita risultano quasi sentenziose: in entrambi i casi vengono creati come degli slogan, pillole di saggezza sul modo in cui gestire la vita, le proprie virtù e le proprie empietà.
Gli animali, sia nel primo che nel secondo caso, ci insegnano a stare al mondo, ci rivelano quanto siamo bugiardi, prepotenti, invidiosi, sbruffoni, stupidi, corruttori e corruttibili.
Volpi superbe, corvi sciocchi, lupi prepotenti, cavalli depressi, gatti innamorati, cani frivoli non fanno altro che rivelarci a noi stessi, nella nostra più viva umanità.
Fedro, come Bojack Horseman, ci insegna che essere umani fa schifo dal I secolo d.C e che, in fondo, va bene così.
A cura di Angela Macheda
Comincia la discussione