È dono distopico della modernità sapere che oggi, grazie all’intelligenza artificiale, possiamo valutare la nostra felicità e la nostra disperazione. Secondo l’articolo “Gli algoritmi che spiano il nostro umore” di Dana Mackenzie (matematico e scrittore scientifico) per la rivista Internazionale, noi esseri umani saremmo in grado di effettuare una lettura rapida dell’umore dell’opinione pubblica. “L’analisi dei sentimenti è ormai ampiamente utilizzata dalle aziende, ma molte non ne parlano… Lo fanno tutti: Microsoft, Google, Amazon, tutti”. Ma perché le aziende sono interessate al nostro umore? È noto che i sentimenti e lo stato d’animo influenzino il successo della persuasione e, proprio per questo motivo, le aziende prestano particolare attenzione a strumenti di tal genere. Con la diffusione sempre maggiore di questi tipi di analisi, l’aspetto più problematico sarà etico.
Già nel 1956 infatti, il presidente della Public Relations Society of America scrisse: “La pretesa dichiarata di plasmare o influenzare la mente dell’uomo mediante le tecniche che applichiamo, ha creato in molti di noi un senso di profondo disagio morale”. Gli stessi persuasori, nei momenti di sincerità, non riescono a nascondere il proprio disagio riguardo l’“abuso” delle parti più sensibili dell’uomo.
Vance Packard, giornalista e sociologo statunitense di grande calibro, nella conclusione del suo “I persuasori occulti” cita Nicholas Samtag, scrittore statunitense e autore di molte pubblicità: “Qualcuno dirà che trarre vantaggio dalla credulità dell’uomo, sfruttare le sue debolezze, approfittare della sua ignoranza, è cosa moralmente reprensibile – e può darsi che sia così… È una questione cui, dal canto mio, non ho ancora trovato risposta”.
Quanto siamo disposti a pagare la persuasione? Saremmo capaci di pagarla con le debolezze, con l’ignoranza, con la intimità, con dei sentimenti? Saremmo in grado di rinunciare a tutto ciò intangibile che possediamo per essere persuasi che in una determinata crema, borsa o anello stia la nostra personalità, la nostra felicità e, addirittura, l’amore? Ci lasciamo persuadere anche al costo di perdere la reale concezione di noi stessi, per poi dopo cercare di ritrovarci negli stessi posti in cui, ben sappiamo, di non poterci più ritrovare: trasparenti scie di suggestione.
A cura di Barbara Vukotić
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