Arancia Meccanica: un capolavoro senza tempo

Titolo originale: A Clockwork Orange

Nazione: U.S.A, Regno Unito

Anno Produzione: 1971

Genere: Drammatico, thriller

Durata: 136 minuti

Regia: Stanley Kubrick

Interpreti: Malcolm McDowell, Patrick Magee,Michael Bates

Sceneggiatura: John Barry

Fotografia: John Alcott

Montaggio: Bill Butler

Musiche: Walter Carlos

Il film “Arancia Meccanica”, considerato dalla critica come il fiore all’occhiello di Stanley Kubrick, è tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess (1962). Proprio come il libro, anche il film all’uscita suscitò non poco scalpore a causa della descrizione eccessivamente realistica di scene particolarmente violente, subendo addirittura una serie di censure per le parti più controverse e meno “politically correct.Tuttavia, questo non ha impedito ad “Arancia Meccanica di riscuotere un immediato successo, ricevendo ben quattro candidature agli Oscar e vincendo diversi premi, tra cui il Nastro d’argento nel 1973. È stato anche inserito dal British Film Institute nella lista dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.

Ma cosa vuol dire “Arancia Meccanica”? Il titolo trae origine da un popolare modo di dire londinese, traducibile in italiano come “strano come un’arancia meccanica”. Il significato del titolo è stato spiegato dallo stesso Anthony Burgess, che ha parlato di come un qualunque oggetto apparentemente comune e innocuo, ad esempio un’arancia, possa essere facilmente manipolato e utilizzato per scopi più grandi (positivi o negativi che siano). L’autore ha chiarito che l’arancia non è altro che l’allegoria dell’uomo, che, una volta privato del suo libero arbitrio, diventa “un giocattolo a molla pronto a essere caricato da Dio, dal Diavolo, dallo Stato onnipotente o da chiunque ne abbia il potere”. Il significato che deriva dal titolo non è in realtà così inusuale, dato che affonda le sue radici in un periodo storico particolare, ossia quello immediatamente successivo alla Seconda Rivoluzione Industriale, in cui il valore di un uomo era determinato solo da quello che poteva fornire alla società, come un ingranaggio che non ha senso come singolo ma soltanto se inserito in un meccanismo più grande.

Il senso del titolo diventa incredibilmente chiaro nel momento in cui viene letto alla luce della trama: il protagonista, Alex DeLarge (interpretato da un magistrale Malcolm McDowell) è un giovane delinquente a capo di una banda criminale, il cui passatempo principale è quello della cosiddetta “ultraviolenza”. Alex e i suoi compari rappresentano una generazione frustrata, che non trovando un posto nella società ha deciso di scardinarla, vivendo al di fuori di essa e facendo a pezzi qualunque cosa ne faccia parte. La situazione cambierà quando ad Alex, dopo essere finito in carcere, verrà proposto di sottoporsi a un esperimento di rieducazione. Lo scopo principale sarebbe quello di eliminare il liberoarbitrio del soggetto per costringerlo a scegliere sempre di comportarsi bene, in modo da non essere più un pericolo per la società e risolvere il problema della sovrappolazione carceraria. La genialità e il senso vitale del film si trova proprio qui: una volta rieducato e reinserito nella società, il nostro giovane protagonista viene maltrattato e seviziato da tutti coloro a cui lui ha precedentemente fatto del male. Questo vuole indicare come il problema non si trovi nel singolo, ma in un sistema sociale per sua natura violento e incentrato sulla politica dell’homo hominilupus, volto a prevaricare sempre sul più debole.

Per concludere, “Arancia Meccanica” è sicuramente un film controverso, ma che affronta temi di particolare importanza sociale tutt’altro che datati(per certi versi spaventosamente attuali) e su cui ha avuto un impatto storico-culturale assolutamente non indifferente.

A cura di Ludovica Schembari

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