Il Natale come dono di sé

All’inizio della stagione natalizia ciascuno di noi è chiamato ad aprire il proprio cuore per accogliere ancora una volta Cristo nella propria vita. Il Natale, però, non è soltanto il ricordo di Gesù che si fa vivo in mezzo a noi; è anche la promessa che Egli ci fa di rinascita, di ripartenza e di speranza.
Negli ultimi anni, la pandemia ha stravolto le nostre vite, le nostre abitudini e ci siamo scoperti fragili. Il Natale ci invita a non perdere la speranza, ad aggrapparci all’amore di Dio per riscoprire noi stessi e ritrovare la bellezza in ciò che ci circonda. Gesù si fa spazio dentro di noi, nella nostra quotidianità, nella frenesia dei mille impegni, ci travolge e ci riempie del suo Amore. Egli dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 1-5a. 6b-7) e rende nuovi anche noi.

Durante l’Angelus del 5 gennaio 2014, Papa Francesco disse: «Con la nascita di Gesù è nata una promessa nuova, è nato un mondo nuovo, ma anche un mondo che può essere sempre rinnovato». Anche noi rinasciamo ogni anno in Lui durante il Natale, riscoprendo il valore profondo dell’amore di un Dio che si fa dono per noi, un Dio che «nasce povero di tutto per conquistarci con la ricchezza del suo amore» (Santa Messa nella Solennità del Natale del 24 dicembre 2019).
Il Natale, però, non è solo una ricorrenza religiosa; sempre di più nella nostra società ha assunto la forma di un “evento culturale”, un momento di riflessione che coinvolge tutti, credenti e non. Ci accorgiamo, guardando a questo momento con uno sguardo di apertura e di accoglienza, che il Natale è vissuto come la festa dell’amore disinteressato, non solo del dono materiale, ma anche del dono di sé stessi agli altri. Dio è presente in ognuno di noi, bambino o adulto, uomo o donna, credente o non credente: ciò che distingue chi ha fede da chi non ne ha è il saper riconoscere il Suo volto negli occhi dell’altro. Madre Teresa di Calcutta disse: «É Natale ogni volta che permetti a Dio di amare gli altri attraverso di te».

Tra i primi episodi narrati dall’apostolo Giovanni nel Vangelo, è possibile notare una contrapposizione tra il dialogo di Gesù con Nicodemo, un importante rabbino di Gerusalemme, e l’incontro con la samaritana. La conversazione con il primo si traduce quasi in un rimprovero, infatti Gesù dice a Nicodemo: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose?» e ancora «se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?». Nella seconda conversazione, invece, il Cristo decide di parlare ad una donna, una samaritana, appartenente a un gruppo ritenuto scismatico, ed il loro dialogo determina un importante sviluppo della rivelazione di Gesù.
Così come i discepoli, giunti da Gesù, si meravigliarono avendolo visto parlare con una donna, anche nella nostra società si tende ad allontanare e rifiutare ciò che non si conosce e che quindi, come tale, viene visto come sbagliato o cattivo. Gesù per primo ha deciso di accogliere tutti, di rivelarsi ai più piccoli e agli emarginati: con il suo esempio, ci ha insegnato ad amare l’altro, anche quando diverso da noi. Infatti, come ricorda l’evangelista Giovanni, Gesù disse ai suoi discepoli «io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati voi amatevi gli uni gli altri» (Giovanni 13,34).

Allo stesso modo, secondo san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore», su quello che abbiamo donato e su come abbiamo custodito quello ricevuto dagli altri. Ecco che «il Natale non è un tempo né una stagione, ma uno stato d’animo. Amare la pace e la buona volontà, essere pieni di misericordia, è avere il vero spirito del Natale» (Calvin Coolidge).
Il cammino di fede di ogni giovane dovrebbe essere una sorpresa continua, una scoperta continua di noi stessi e di Dio. Così come in ogni rapporto di amicizia nessuna delle due parti può promettere che ogni giorno andrà bene, anche Dio non può farlo, ma promette di essere con noi in ogni momento, felice o triste che sia, e di camminare accanto a noi.

Il Natale diventa riflessione profonda non solo religiosa: lo stesso Papa Francesco, durante un’udienza con i partecipanti all’iniziativa Christmas contest, disse che «la bellezza del Natale traspare nella condivisione di piccoli gesti di amore concreto. Non è alienante, non è superficiale, evasiva; al contrario, allarga il cuore, lo apre alla gratuità, al dono di sé, e può generare anche dinamiche culturali, sociali ed educative».

A cura di Marika Trovato

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