«C’era una volta»: così cominciano le più belle fiabe.
«C’era una volta», perché ogni nuovo inizio porta con sé una fine.
Ecco che, prima di cominciare, vorremmo provare a tirare le fila. In un anno si mettono insieme tanti fili che tra loro si intrecciano, si annodano, si rompono e si sciolgono. Poi ci si guarda indietro ed è impossibile non tirare le fila prima di ripartire.
Ricominciare, ripartire, riprendere: negli ultimi anni questi verbi erano all’ordine del giorno. Dal momento in cui abbiamo capito che la pandemia sarebbe stata una costante nelle nostre vite, ricominciare, ripartire, riprendere sono state le nostre più grandi aspirazioni. E quante volte lo abbiamo fatto, invano convinti che ogni volta fosse davvero l’ultima.
«Cominciare daccapo, riprendere dopo un’interruzione più o meno lunga, avere nuovo inizio»: recita così il vocabolario alla voce ricominciare.
Adesso ci troviamo di fronte all’inizio di un nuovo anno: abbiamo ripreso le nostre vite dopo la pausa estiva, abbiamo ricominciato a frequentare le lezioni in Università, siamo ripartiti con le attività lavorative, abbiamo ritrovato relazioni. Abbiamo dato nuovamente principio alla nostra frenetica quotidianità.
Scrive Italo Calvino: «Tutto è già cominciato prima, la prima riga della prima pagina di ogni racconto si riferisce a qualcosa che è già accaduto fuori dal libro». Ed ecco allora che ogni nuovo inizio è legato in maniera imprescindibile a una fine che lo ha preceduto: ogni libro concluso porta a investire il proprio tempo nella lettura di un altro, ogni anno accademico terminato conduce verso quello successivo, la ferita per la fine di un amore prima o poi si trasforma in feritoia attraverso la quale si insinuerà la luce di un nuovo sentimento.
Pertanto, al termine cominciare, forse, è da preferire il termine ricominciare. Perché se cominciare è già una scommessa, ricominciare lo è ancora di più.
Ricominciare vuol dire cominciare portandosi dietro e dentro i traguardi raggiunti, la fatica del cammino, gli errori e le soddisfazioni.
Ricominciare è responsabilità: la responsabilità di raccogliere un’eredità lasciata da chi ci ha preceduti o da noi stessi e darle nuova forma.
Perciò mi piace pensare all’eredità di questo blog come a un’eredità di racconti, ma non solo. Un’eredità di incontri, di immagini e di volti incrociati per sbaglio o per scelta, di quelli con i quali si condividono le giornate e di quelli in cui ci si imbatterà. Un’eredità dei racconti più disparati, narrati da penne diverse, ognuna colma della propria storia. E allora la nostra disposizione d’animo di fronte a questo nuovo inizio può essere quella di lasciarsi plasmare proprio dagli sguardi, dalle parole e dai luoghi che quest’anno ci riserverà.
Ricominciare dunque è anche ritornare a raccontare.
«Senza racconto non esistiamo. Cominciamo a esistere solo nel momento in cui qualcuno ci chiede da dove veniamo e di raccontare la nostra storia» (Alessandro D’Avenia)
E allora ricominciamo con l’obiettivo di interrogare i volti, le parole e le occasioni che arricchiranno le nostre vite chiedendo loro di raccontarci le proprie storie. Quali saranno lo scopriremo insieme, solo se saremo disposti a lascarcele raccontare. E poi speriamo di saperle ri-raccontare, ancora una volta, perché prendano nuova vita.
A cura di Annalisa Gurrieri
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