Il dibattito sulla parità di genere è un concetto molto importante per la società, tanti si sono esposti per dichiarare il loro parere e sembra ormai ripetitivo ribadire che le donne e gli uomini abbiano gli stessi diritti e debbano quindi avere anche le stesse opportunità. Purtroppo, il dibattito iniziato quasi un secolo fa, risulta ancora oggi, non del tutto finito. Nel corso del tempo sono stati tanti gli aspetti ad essere raggiunti per dare una dignità maggiore alle donne, ma guardando le cronache quotidiane sappiamo che ai progressi culturali non sempre sono seguiti i fatti. Ancora nel 2023, esistono le disparità di reddito nelle stesse posizioni lavorative, i ruoli manageriali sono ancora riservati agli uomini e ci troviamo ancora a leggere nei giornali o ad ascoltare nei telegiornali dei tanti femminicidi che accadono nel nostro paese. Uno degli obiettivi, precisamente al quinto posto, dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile delineata dall’Onu è il raggiungimento effettivo della parità di genere. Nonostante sia al quinto posto è in realtà l’obiettivo strategico e cruciale per il conseguimento di tutti gli altri.
La domanda che sorge spontanea è: perché lo sviluppo sostenibile è connesso al ruolo delle donne? Oggi, l’attuale modello di sviluppo sostenibile ha decretato il suo fallimento, mostrandosi insostenibile per il genere umano, non solo per lo sfruttamento della natura che ha provocato i grandi cambiamenti climatici o per l’accentuarsi dei conflitti e delle guerre dovute alle enormi disuguaglianze economiche, ma anche per uno stile di vita incompatibile con la salute, con lo sviluppo demografico, con il rispetto dell’ambiente e con il patto tra generazioni. È necessario in prima istanza definire cosa s’intende con sviluppo sostenibile. Sostenibilità non vuol dire solo attenzione all’ambiente e alla transizione ecologica, ma è un concetto molto più complesso: riguarda il difficile rapporto tra economia e società che si riversa anche nella sostenibilità sociale, all’interno della quale la parità di genere risulta essere uno dei pilastri. Non ci può essere una vera transizione ecologica senza quella sociale, infatti, sostenibilità e inclusione alle donne si reggono a vicenda. Nel 2015 le Nazioni Unite hanno fissato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile una serie di obiettivi da raggiungere, che hanno come scopo quello di migliorare la vita di tutti, sia a livello ambientale che sociale. L’Agenda contiene diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile, tra cui la parità di genere, che viene definita dall’Onu non solo come un diritto umano fondamentale, ma una base necessaria per un mondo pacifico, prospero e sostenibile. Ciò che le Nazioni Unite vogliono raggiungere si può riassumere in tre pilastri; nella lotta alla violenza sulle donne, nella possibilità per le donne di raggiungere posizioni apicali sia nel mondo lavorativo sia nella politica e nell’adozione della prospettiva di genere in tutti i provvedimenti normativi. Guardando ciò a cui l’Onu vorrebbe arrivare nel 2030, si dovrebbe invece iniziare a capire che non è questione di “fare un favore alle donne”, ma di riconoscere che se il progresso è diventato insostenibile è proprio perché era costruito attraverso uno sguardo solo “maschile” (e quindi dimezzato e falsato) sulla vita e sul pianeta. Come osservava già Virginia Woolf un secolo fa, e come possiamo notare oggi, il progresso tecnologico ed industriale degli ultimi due secoli è stato improntato su come l’osservazione maschile interpretava il mondo. Dobbiamo accettare che tutto quello che è accaduto fino ad oggi, come le scoperte e le conquiste legate alla tecnologia, hanno sì portato un grande benessere economico, ma purtroppo anche forti disuguaglianze, conflitti e tensioni nei confronti delle donne. Sembra quindi che ad essere mancato, in questo lungo arco di tempo, sia stato un bilanciamento nell’osservazione del mondo. Lo sguardo, e quindi di conseguenza il parere, dell’universo femminile, che prima non veniva preso in considerazione viene visto oggi necessario per lo sviluppo sostenibile, perché permette di creare un confronto con ciò che osserva lo sguardo maschile. Non bisogna solo preoccuparsi dell’inserimento delle donne nel mercato del lavoro come fosse un obiettivo semplicemente numerico, ma dobbiamo dare loro voce in capitolo. Lo sguardo femminile diventa indispensabile per perseguire gli altri obiettivi che sono stati fissati nell’agenda 2030, non è più solo una questione di diritti di una parte del genere umano, ma di responsabilità da condividere insieme per un futuro migliore.
A cura di Marcis Eleonora
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