GOYA – la ribellione della ragione –

Pittore e incisore spagnolo attivo tra il Settecento e l’Ottocento, Francisco Goya comincia a
osservare un’Europa in cambiamento, attraversata dalla Rivoluzione francese, l’Inquisizione e la
guerra d’indipendenza spagnola, eventi drammatici che gli permettono di raggiungere
un’autonomia pittorica rivoluzionaria.
“Goya ha configurato un mondo e noi lo vogliamo celebrare” – è quanto detto da Domenico
Piraina, direttore del Palazzo Reale di Milano in cui si è tenuta la mostra dedicata all’artista dal 31
ottobre al 3 marzo. Il percorso è stato arricchito da dipinti, incisioni e matrici in rame, esposti
secondo l’ordine esperienziale vissuto dal loro ideatore, a partire dagli anni come pittore di corte
della corona spagnola a quelli della malattia e della guerra. La mostra si apre con l’esposizione
delle prime opere di Goya, rappresentazioni di una nobiltà annoiata e avida di prestigio, per poi
addentrarsi con maggiore impatto nella luminosità e brillantezza della sua “Primavera”, cui
protagoniste sono delle fioraie che hanno appena raccolto delle rose. Alle loro spalle vi è un uomo
che si rivolge allo spettatore chiedendo di fare silenzio per non svelare la sorpresa che intende fare
a una delle donne: un leprotto che giace tra le sue mani in attesa di essere offerto.
Influenzato dal Rinascimento italiano, Goya predilige le sfumature dell’azzurro e il dorato che
regalano dei contorni vividi ed eleganti. Coinvolto nel mondo aristocratico, l’artista ne asseconda
le mode, tra cui quella di utilizzare l’arte per dare spazio alle classi più umili, come emerge da “Il
muratore ferito” che, fedele al titolo dell’opera, mostra due uomini che sostengono un muratore
che si è ferito lavorando. Già ispirato da un maggiore realismo, dapprima l’intenzione di Goya fu
quella di raffigurare il medesimo soggetto in stato di ubriachezza e perciò aiutato dagli amici.
Enfatizzando il contrasto cromatico nell’allestimento, ci si immerge nella fase di transizione
dell’artista, travolto da una grave malattia che lo lasciò sordo e dall’avanzare di Napoleone verso la
Spagna. Seppure in silenziosa osservazione, egli fu scosso dalle atrocità della guerra e le violenze
umane e cercò di comprendere la storicità che stava vivendo attraverso I disastri della guerra, una
serie di 83 incisioni cui tema è la guerra d’indipendenza spagnola vista da una prospettiva più
umana che ne coglie le assurdità e la fatalità.
Emblematica è “Con o senza ragione” che rappresenta un gruppo di spagnoli che uccide un soldato
francese contornato da due popolani che, trascinati dall’odio, affrontano gli invasori. L’oscurità
penetra al punto di creare una nuova realtà attorno all’artista, cui mente diviene il nido di creature
mostruose, ossessioni e instabilità psichiche.
Sulle pareti della “Quinta del sordo”, la casa dove Goya trascorse parte della sua vita, vengono
animate le Pitture nere, un ciclo di quattordici dipinti che gli consentono di liberarsi dai mostri
interiori, così intimi che l’artista non ne scrive nelle lettere e intende nasconderle.
Il percorso si conclude con l’esposizione dei Capricci, un ciclo di ottanta incisioni che prediligono
una chiave più umoristica e satirica per rappresentare stranezze e vizi umani. “La fantasia
abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili” è la riflessione contenuta nel commento di
Alaya e che permette di ripercorrere la fase in cui Goya sente di doversi affidare all’arte, figlia della
fantasia, ma non abbandonando la ragione che riequilibra il subconscio suscettibile di cadere
nell’abisso dell’inspiegabile. I Capricci sono come il tentativo del pittore di uscire dalle tenebre e di
riscattarsi prima di spegnersi completamente. Il Capriccio numero 43 è probabilmente il più
conosciuto dell’artista: un uomo che dorme su un tavolo rivolto verso l’osservatore e che reca il
titolo dell’opera. Nella semplicità del momento del sogno, Goya scorge lo strumento per poter

liberare i propri mostri interiori, uccelli notturni, felini e volti minacciosi che avvolgono il
dormiente come in un incubo.
A salutare il visitatore è l’ultimo autoritratto di Goya che manifesta l’ennesimo contrasto tra luce e
buio, sogno ed incubo, giovinezza e vecchiaia. L’artista concluse serenamente la propria vita a Bordeaux, lasciandosi alle spalle il mondo che l’aveva turbato e ispirato.

A cura di Claudia Canciello

 

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