In una Milano abbracciata da una dirompente primavera, tra gli affascinanti chiostri del Bramante, gli studenti dei collegi di Milano, Roma e Piacenza dell’Università Cattolica, dal 12 al 14 aprile, si sono ritrovati per il Festival dei Collegi, giunto alla sua terza edizione. Domanda di Futuro: i giovani tra disincanto e desiderio, questo il titolo che ci sollecita, come le parole con le quali il Magnifico Rettore Franco Anelli esorta noi giovani, spesso disincantati, durante l’inaugurazione: «Non è una scelta domandare il proprio futuro, quello ce l’avete e ve lo dovete costruire». Ci invita a non perdere il desiderio e a interrogare le nostre aspirazioni.
L’evento di apertura, moderato dal giornalista Roberto Fontolan, è arricchito dalla presenza di due giovanissimi attori, interpreti della serie di successo Mare fuori 4, Yeva Sai e Luca Varone. Ripercorrendo le loro storie di incontro con la recitazione, hanno condiviso con noi i loro modi di domandare il futuro, offrendo stimoli per un vivo dibattito. Il confronto è proseguito con una riflessione sul senso profondo dei collegi, nei quali è insito un «valore aggiunto di formazione intellettuale e professionale», come ricordato dall’assistente ecclesiastico generale Monsignor Claudio Giuliodori.
Elena Marta, presidente della Fondazione Educatt, ci ha ricordato il valore delle relazioni che si intessono all’interno delle comunità collegiali, non solo per una crescita personale, ma soprattutto perché «con le fatiche delle vite comunitarie nasce e cresce una predisposizione che è quella di provare a vivere il contesto in maniera generativa e darne testimonianza». Solo così i collegi possono rivelarsi «luoghi di confronto e rielaborazione delle nostre domande al futuro».
Alessandro Rosina, professore di Demografia e Statistica sociale dell’Ateneo e coordinatore dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, si è soffermato sulla carenza di luoghi all’interno dei quali i giovani possano dare risposte ai loro desideri e alle grandi sfide del proprio tempo.
Ad arricchire queste riflessioni hanno contribuito i quattro workshop di sabato 13 aprile, grazie ai quali il futuro è stato guardato da diversi punti di vista: dall’evoluzione dell’intelligenza artificiale ai viaggi dei migranti, dalle modalità di performance al cammino della GMG di Lisbona.
Le tematiche hanno trovato sintesi in un momento conclusivo moderato da don Roberto Maier che ci ha aiutati ad allargare lo sguardo e a ricordare che «il futuro è di noi giovani che diventiamo adulti». Ci ha invitati a scoprirci generatori di narrazioni, intrise di energia, risorse e passioni. Ma le narrazioni non bastano a noi stessi, trovano compimento e senso solo se raccontate e condivise. E proprio tra le mura dei collegi le nostre narrazioni trovano una destinazione e la possibilità di fiorire.
Al monito di «La pace infatti va “osata”», di Dietrich Bonhoeffer, il pomeriggio si è snodato tra musiche e canti eseguiti dal coro dell’Università Cattolica di Leopoli e dal Coro dei Collegi della sede di Milano, intrecciandosi con alcune letture e con una toccante testimonianza dall’Ucraina in guerra.
Il festival si è concluso domenica 14 aprile con la celebrazione Eucaristica, presieduta da SE Monsignor Giuliodori, in occasione della 100esima giornata per l’Università Cattolica.
Non sono mancati i momenti conviviali, tra i quali una grande festa serale nel giardino del Collegio Marianum, simbolo del compimento di senso di questa iniziativa.
Il Festival si rivela ancora, non solo momento di riflessione e preghiera, ma anche occasione di incontro tra volti e storie. Di ragazzi provenienti da tutta Italia, che si riconoscono appartenenti a una stessa comunità, con racconti differenti, ma con obiettivi simili: confrontarsi e divertirsi insieme permette di scoprirsi parte di un orizzonte comune.
Ecco che occasioni di questo tipo per i Collegi sono momenti in cui ripensarsi, per tirare le fila di un percorso e prendere consapevolezza delle ricchezze e delle debolezze di questi «luoghi dove si forgiano le personalità» (Monsignor Giuliodori).
Perché, se il futuro è incerto e l’orizzonte sembra lontano, avere la possibilità di immaginarlo e, chissà, anche di costruirlo insieme, è una risorsa davvero preziosa.
A cura di Annalisa Gurrieri
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