Il libro “Una Spa per l’anima” di Cristina Dell’Acqua, che ho avuto l’opportunità di incontrare lo
scorso 20 aprile in occasione del primo incontro del bookclub collegiale, ci insegna a riconoscere,
nei personaggi greci e latini, un pensiero ancora fortemente attuale.
Il capitolo nono del libro inizia con una citazione tratta da “Memorie di Adriano” di Marguerite
Yourcenar, la quale racconta che ogni volta che la si visita, nella città di Atene, ricca di storia, c’è
sempre qualcosa di nuovo da scoprire.
Questo capitolo tratta della vicenda di Cnemone, un misantropo, protagonista della commedia
Dyskolos di Menandro. Il bisbetico Cnemone, dopo essere stato lasciato dalla moglie, va a vivere
con la figlia, della quale non approva l’innamoramento con il giovane Sostrato.
Un giorno, sfortunatamente, Cnemone cade in un pozzo ed è proprio Sostrato a trarlo in salvo.
Dopo questo avvenimento, il brontolone capisce che tutti gli esseri umani hanno bisogno degli altri
per vivere e gli permette di fidanzarsi con la fanciulla.
Il cambiamento è l’aspetto fondamentale che caratterizza la vicenda di Cnemone, in quanto egli ha
dovuto rivoluzionare il suo modo di considerare l’altro essere umano, come una figura che è
venuta al mondo per aiutare i suoi simili e non per ostacolarli.
Menandro attribuisce molta importanza agli aspetti psicologici dei personaggi che descrive. Inoltre
il mutamento riguarda anche la lingua, la quale, durante l’ellenismo doveva consentire
l’espressione e la comprensione da tutti gli abitanti dell’impero: fu scelto il dialetto.
In quel periodo anche l’educazione, in greco Paideia rivestiva particolare importanza. Essa doveva
essere integrale, ossia riguardare ogni ambito della vita dell’essere umano. Platone fondó
l’Accademia nel 390 a.C., ponendo al centro del suo metodo di insegnamento la filosofia e il
dialogo tra insegnante e alunno. Secondo Isocrate, invece, era importante la retorica, ossia l’arte di
saper parlare in modo corretto. Infine vi era
la scuola di Aristotele, ossia il Liceo, secondo cui le lezioni si svolgevano in un portico chiamato
Peripatos.
L’ultima vicenda raccontata nel libro è quella di Giove e Mercurio, narrata nelle Metamorfosi di
Ovidio, due divinità che scendono sulla terra vestiti da mendicanti per verificare l’ospitalità degli
uomini. La trovano solo nella casa dei due anziani Filomene e Bauci.
Una volta che le divinità rivelano ai due la loro identità e li invitano ad abbandonare la loro dimora,
presto sommersa dall’acqua come quelle che appartengono a persone non altruiste, questi
esprimono il desiderio di diventare guardiani del loro tempio.
Ed ecco per l’ultima volta il mutamento, che questa volta riguarda i due anziani e che, nel
momento della morte, senza sentire dolore per la loro dolce metà, si trasformano in due alberi.
A cura di Cristina Romata
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