“Amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura tutta la vita.” Oscar Wilde
Oscar Wilde, forse, aveva ragione: la felicità, quella vera, quel senso di pace e pienezza interiore, che tutti noi vorremmo provare almeno una volta nella vita, comincia proprio qui. Quando il corpo e l’anima si uniscono in un dialogo sincero, senza alcuna perfezione nella forma, in un’accettazione reciproca, avulsa da quell’idea di non essere mai abbastanza.
Nelle nuove generazioni, soprattutto, questa lotta è continua e logorante: inseguire aspettative, sforzarsi di aderire a modelli sociali che portano a sentirsi inadeguati ed estranei a sé stessi. Una delle principali cause di questo dolore risiede nell’uso eccessivo dei social media, amplificatori di un senso di inadeguatezza. Su queste piattaforme, immagini idealizzate e perfette dipingono una bellezza irreale e lontana dalla quotidianità.
Questo ci spinge a trascorrere ore davanti allo specchio, esaminandoci con occhio critico, intrappolati in un incessante tentativo di cambiare, insoddisfatti da un costante senso di non piacersi mai. In quel riflesso, non vediamo altro che difetti. Eppure, a ben pensarci, ciò che appare nello specchio è solo un’immagine: a volte i contorni di un volto, altre un corpo, altre ancora una storia che conosciamo intimamente. Lo specchio diventa allora un nemico, un giudice implacabile che mette a nudo le nostre fragilità, facendo emergere i segni delle esperienze che ci hanno feriti e trasformati. Ma forse, queste cicatrici non sono soltanto negative come spesso pensiamo: sono parte della nostra storia, testimonianza di chi siamo e di ciò che abbiamo superato.
Dovremmo provare a guardarci con occhi diversi: ognuno di noi è un’opera d’arte irripetibile, con le sue luci e le sue ombre, i suoi colori, i suoi contorni autentici.
Quando cominceremo ad accettare ogni singola parte di noi, anche quella che ci sembra più difficile da amare, allora potremo iniziare a vivere davvero e, soprattutto, senza la paura di essere noi stessi!
Impariamo a trasformare le nostre fragilità in punti di forza, e le nostre diversità in tesori unici. Ogni difetto, ogni incertezza, ogni particolare che ci rende diversi è una sfumatura che aggiunge bellezza alla nostra essenza. Abbracciamo le nostre imperfezioni, non come limiti, ma come tratti che ci rendono più umani e che ci avvicinano agli altri. Solo così potremo cominciare a trovare quel coraggio di essere autentici, che altro non è che una delle forme più pure e potenti di amore verso noi stessi.
La vera forza non risiede nell’essere perfetti, ma nell’accettare ciò che siamo e nel vivere senza paura di mostrarlo. Solo chi sa accogliere le proprie debolezze può trasformarle in una risorsa per sé e per gli altri, scoprendo una stabilità interiore che nulla e nessuno potrà mai intaccare.
La nostra mente, a volte, può trasformarsi in un campo di battaglia, dove le insicurezze e i giudizi negativi ci fanno vedere il mondo solo in tinte scure. Tuttavia, anche questa “terra bruciata”, se curata con amore e pazienza, può fiorire di nuovo, riempiendosi di colori vivi, di speranza, di gioia.
Cari lettori, care lettrici coltivate la vostra terra interiore, nutritela e amatela, rendetela un vero idillio, come scriveva Wilde.
A cura di Martina Correale
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